Laudomia Bonanni, Le droghe

Laudomia Bonanni, Le droghe

Laudomia Bonanni, Le Droghe

Cliquot 2023

Una nuova perla arriva dalla casa editrice Cliquot ad allungare la collana preziosa delle scrittrici abbandonate alla dimenticanza. Riemergono dal buio di un canone maschile e misogino grazie a nuove lettrici, studiose e scrittrici; e alla Società italiana delle letterate che non le ha mai dimenticate e per loro ha coniato oltre vent’anni fa il termine Oltrecanone. Ma se possiamo rileggerle oggi non è solo grazie alle nostre private biblioteche ma soprattutto a iniziative preziose di case editrici che non rincorrono le mode ma scommettono sulla qualità delle loro scoperte, frugando in archivi e bancarelle e compiono miracoli: la casa editrice Cliquot è la prima ad essersi misurata con questa scommessa restituendoci tra i tanti titoli Alba de Cespedes, Livia De Stefani, Brianna Carafa. E Laudomia Bonanni, a cui la SIL ha dedicato due anni fa un seminario e una passeggiata letteraria nella sua città, L’Aquila. Bonanni è la grande dimenticata, la troppo eccentrica, quella audace per i temi che emergevano dai suoi romanzi abitati da donne anticonformiste imprigionate in rapporti di coppia deludenti; quella capace di uno sguardo acuto sul presente a lei contemporaneo, ma aperto a un futuro diverso e possibile. Quella che scrisse un romanzo così audace e controcorrente dal titolo La Rappresaglia che fu rifiutato dal suo editore. Questa lunga e appassionata premessa per annunciare che da pochi mesi Cliquot ha ripubblicato quello che fu il suo ultimo romanzo arrivato alla pubblicazione, nel 1982 da Bompiani: Le Droghe. E’ arricchito da una prefazione di Sandra Petrignani, che nel 1984 raccolse in un prezioso volume edito da La Tartaruga, con il titolo Le signore della scrittura, dieci interviste ad altrettante scrittrici settantenni, quasi tutte uscite dalla scena pubblica letteraria “che non ha simpatia per la vecchiaia di una donna”. C’era molta amarezza e sguardo fiero nelle parole e nella postura di Laudomia Bonanni, grande consapevolezza del proprio valore e dolore per quell’ultima e geniale creatura che si era persa nell’indifferenza dei più: ignorata dalla critica e dal pubblico, non sostenuta dalla casa editrice a cui aveva regalato in passato molti successi editoriali. Eppure ancora oggi è un libro che colpisce al cuore, e chiama ad essere sottolineato, riletto, amato e condiviso. Anche qui protagonista è una donna “eccentrica”, raccontata dall’infanzia alla maturità: Giulia, cresciuta orfana di madre e con un padre dispotico e anafettivo; sposata per un’illusione di fuga, perché come molte il matrimonio viene visto come occasione di libertà; per un brivido del corpo. Lui è un vedovo e padre di Nino, un bambino di pochi mesi che Giulia cresce come se ne fosse la madre carnale e non “vicaria” mentre non riesce a partorire un figlio proprio, pur desiderandolo e neppure al prezzo di “sclavicolarsi” durante il parto. Grazie a una prosa limpida, essenziale e nello stesso tempo evocativa, giocata con l’uso della prima persona, entriamo nell’infanzia della bambina, nell’infanzia del bambino, nelle loro fughe da adulti, nelle droghe evocate dal titolo forse sbagliato, perché le droghe a cui allude non sono soltanto le sostanze che ormai in quegli anni ’80 stanno dilagando, ma le propensioni alle fughe, a prendere le distanze dal mondo, a lasciarsi scivolare nell’indifferenza. Nino dovrà essere salvato, ad ogni costo. Giulia si batterà con tutte le forze che saprà ritrovare in se stessa, insieme si ritroveranno. Colpisce, al di là della storia, la qualità della scrittura, di cui dice nell’intervista a Petrignani di “aver raggiunto una prosa di una leggerezza e di una trasparenza che mi hanno resa molto soddisfatta”. Leggerezza e trasparenza frutto di un lavoro di scavo e di sottrazione, come si fa per liberare dalle scorie una pietra preziosa. Ecco, questo non è un libro facile da raccontare, si rischia di banalizzarlo, ma ci si appassiona a leggerlo. Ve ne raccomando la lettura, scoprirete ancora molto. In attesa delle prossime “perle”.