Non ci salveranno i melograni

Non ci salveranno i melograni

Non ci salveranno i melograni è il titolo del mio nuovo romanzo da pochi giorni nelle librerie.  Racconta una storia ambientata in un’isola della Dalmazia nel 1991, nei giorni in cui scoppia la guerra cosiddetta dei Balcani.  Christa Wolf diceva di scrivere a partire da ciò che la inquietava, e ho sempre sentito mia la sua  dichiarazione di poetica. Questo è stato particolarmente vero nel caso di questo romanzo, nato da un magma di emozioni, di viaggi e di incontri, reali e letterari.

E dall’incantamento per la magica isola del miele.

La storia è frutto di fantasia, ma le vicende narrate sono situate dentro una realtà di cui siamo stati distratti testimoni. Quella guerra feroce che ha sconvolto vite, città e anime, e ridisegnato confini a prezzo di sofferenze spaventose, si è consumata a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste, dove eravamo soliti andare in vacanza. Tutto è accaduto sotto gli occhi di un’ Europa impotente e ha lasciato dietro di sé macerie e lutti insanati. Oggi tutti concordano nel riconoscere che quello fu il primo segnale della nascita in terra d’Europa dei sovranismi, che forse allora potevano essere arginati se avessimo capito in tempo il significato di un conflitto che è stato più semplice etichettare come esito di ancestrali diatribe etniche, e che nulla sembra aver insegnato.

Nel romanzo il nome dell’isola del miele non viene mai esplicitato, ma chi ha frequentato quelle coste l’avrà serbata nel cuore  e sarà in grado di riconoscerla.

Nella finzione della storia, in quel luogo magico approda una donna italiana, Laura, che di professione fa l’avvocato. Accade che la tranquilla vacanza si trasformi in un soggiorno diverso da quello previsto grazie all’incontro con Vera, che decide di ospitare in casa sua quella strana turista in cerca di tranquillità. Nessuna delle due conosce la lingua dell’altra, ma tra loro nasce subito una complicità sorprendente fatta di gesti e di desiderio di parlarsi; così quella quella pressoché muta vicinanza diventa per entrambe l’occasione per risvegliare ricordi e dolori rimossi, aiutandole a comprendere meglio il tempo che stanno attraversando. E poi c’è Goran, il figlio di Vera,  cittadino di Dubrovnick dalle appartenenze multietniche. Sarà lui che aiuterà quella inconsueta turista a capire ciò che sta succedendo in quelle terre in apparenza così felici, dove prosperano i melograni, che ovunque portano fortuna tranne lì. Non saranno i melograni infatti a scongiurare il disastro che si profila, annunciato da molti segnali, le dice lui amaramente in una sera cruciale. Anche quell’improvviso sentimento che li coinvolge dovrà misurarsi con la realtà della guerra che si avvicina, insieme al tempo delle scelte difficili, soprattutto per chi non vuole schierarsi dalla parte dell’odio e dell’obbligo di annientamento del nemico ad ogni costo.

Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 2004. Molto amato da chi lo aveva letto, e ancora lo ricorda, ormai introvabile, viene riproposto da Ianieri in una nuova versione a cui ho  apportato sostanziali modifiche. Anche il titolo è cambiato, ne ho scelto uno più adatto a rappresentare la vicenda narrata e a leggere questo nostro presente, così segnato da un crescente dilagare di odio, razzismo, paura dell’altro, ricerca di illusorie rassicurazioni nazionalistiche.