Chi sono

Mi piacerebbe poter dire: “Fin dalla più tenera età ero certa che da grande sarei diventata una scrittrice ”, ma non sarebbe del tutto vero. In realtà non sapevo dare quel significato al sentimento che mi trascinava verso la scrittura e i libri. Ero una ragazzina di provincia che leggeva di continuo e fantasticava, scriveva poesie e a quattordici anni progettava un romanzo, ma non conosceva scrittrici che potessero rappresentare un modello. Allora dicevo che da grande  avrei fatto la libraia,  così sarei entrata a pieno titolo nel mondo dei libri e delle storie.

Penso che quando si scrive in forma autobiografica, sia che si tratti di una breve nota come questa o di una vera e propria biografia, si proceda un po’ come si fa per un romanzo: si decide cosa lasciare fuori, si fanno delle scelte, come scrive Doris Lessing nel saggio “Scrivere un’autobiografia”. Perché l’opinione che abbiamo della nostra vita cambia di continuo, si modifica con l’età. Quello che si pensa di sé, quello che si ritiene davvero importante per definirci, è influenzato dai sentimenti del momento. Io fin’ora non ho mai scritto in forma dichiaratamente autobiografica usando la prima persona, ma ho disseminato tracce della mia storia personale nei racconti e nei romanzi. Ai lettori e alle lettrici l’onere di scoprirle, se ne hanno voglia.

Alcune note biografiche però sono inconfutabili. E allora eccole. Sono nata a Ventimiglia, in Liguria, ultima città italiana prima di arrivare in Francia. Da lì al confine sono solo pochi chilometri di mare e rocce, e borghi alti annidati sulle creste in mezzo ai pini e alle ginestre. La Mortola, Grimaldi, Ciotti, Le Ville. Luoghi bellissimi che amo ancora molto, e che purtroppo ormai vedo di rado. Appena più in là la costa francese, nitida da Mentone a Nizza, mi ha sempre comunicato la sensazione che i confini sono fatti per essere attraversati. Come quelli che si valicavano senza nemmeno accorgersene, andando per funghi in montagna verso Gouta e Cima Marta. Ho frequentato il Liceo Classico prima a Ventimiglia e poi a Sanremo, dove ho scoperto con orgoglio che quelle erano le stesse aule frequentate da Italo Calvino e da Eugenio Scalfari. Frequentare quel Liceo dal ’67 al ’69, gli anni della contestazione studentesca, mi ha aperto gli occhi sul mondo e cambiato la vita.

Vivo a Pescara ormai da molti anni, qui ho cresciuto le mie figlie, Francesca e Stefania; mi sono laureata, ho lavorato e costruito relazioni. Oggi sono definita da tutto ciò. Ma faccio mia l’affermazione di Calvino: “La Liguria è il mondo abitato dal vero me stesso all’interno di me”. E questo ha molto a che vedere con la creatività, l’immaginazione, le geografie dell’anima e della fantasia. Non credo che potrei vivere in una città dove non c’è il mare; ma l’Adriatico è molto diverso dal mar Ligure, non ha lo stesso odore e non ha suono. Anche i pesci sono diversi.

Donne Margaret FullerHo fondato molti anni fa insieme ad altre amiche una associazione che si chiama “Centro di cultura delle donne Margaret Fuller” , che nei vent’anni trascorsi da allora ha accompagnato la vita culturale e politica di tante donne di Pescara.

Ho iniziato a sperimentarmi sul serio nella scrittura all’inizio degli anni ’90 con alcuni racconti pubblicati su Tuttestorie, rivista diretta da Maria Rosa Cutrufelli. Da allora non mi sono più fermata, anche se ho proceduto con passo lento perchè c’era una vita che andava vissuta.

Incoraggiata dai giudizi positivi di Grazia Livi sui miei primi racconti che le avevo chiesto di leggere, nel corso di una amicizia durata alcuni anni e di cui conservo gelosamente molte lettere, ho pubblicato nel 1999 il mio primo libro. Si trattava di una raccolta di racconti dal titolo La storia di un’altra (Edizioni Tracce), che ha inaspettatamente vinto il Premio Piero Chiara, il più importante premio letterario italiano dedicato ai racconti. Ormai non più stampato, si trova però in ebook suddiviso in tre volumetti. Del 2004 è il romanzo Il tempo dell’isola, che racconta l’inizio della guerra dei Balcani vista attraverso lo sguardo di due donne; prima di darlo alle stampe lo avevo sottoposto al giudizio di Predrag Matvejevic che lo aveva molto apprezzato. Sono seguiti due romanzi pubblicati da Piemme, Adele né bella né brutta, finalista al Premio Stresa 2008, e Una furtiva lacrima nel 2013. Di entrambi ho avuto molte recensioni positive da parte delle più importanti testate, e consensi da parte di lettrici e lettori. Nel 2017  é iniziata una nuova avventura con la casa  editrice L’Iguana, che ha pubblicato il mio romanzo Raccontami tu.   Sono stata conquistata  dal progetto editoriale che intendeva valorizzare la scrittura delle donne e il loro sguardo sul mondo. Progetto che purtroppo ha avuto vita breve.  Nel 2018 la casa editrice Ianieri ha pubblicato Non ci salveranno i melograni , una rivisitazione del mio primo romanzo Il tempo dell’isola. Nel frattempo non ho mai smesso di occuparmi di scrittura a tempo pieno. Ho curato la pubblicazione di libri di narrativa e saggistica scrivendo prefazioni e recensioni, organizzato iniziative di valorizzazione della storia e della cultura di genere femminile, promuovendo la scrittura a firma di donna.  Organizzo laboratori di scrittura autobiografica e narrativa e collaboro con la rivista Leggendaria, il LetterateMagazine, il Magfest (Festival di donne nel teatro). Nel 2019 sono stata eletta nel Direttivo nazionale della Società delle Letterate, in cui mi occupo della riscoperta e valorizzazione delle scrittrici dimenticate e tenute fuori dal canone letterario ufficiale. La Sil ha definito questo vasto mondo letterario l’Oltrecanone.

La cucina rappresenta una delle passioni costanti della mia vita. Cucino per me, ma anche per gli amori della mia vita; per mantenere legami con le mie radici liguri, per il piacere di scoprire e inventare, per non dimenticare. Per il gusto dei buoni sapori. E in fondo c’è molto in comune tra scrittura e cucina: entrambe prevedono la magia del rimescolare ingredienti diversi per tirar fuori qualcosa di nuovo.

Vivo con due gatte nere, Lilit e Nina. E prima di loro c’è stata Micia Milla, per dodici anni. Prima o poi scriverò di loro.