Le Piccole Persone

Le Piccole Persone

Le Piccole Persone

Oggi abbiamo visto le terribili immagini della strage dei delfini alle Isole Faroe. Una strage gratuita, un orrore ingiustificabile: 1500 delfini massacrati come nemmeno l’uomo delle caverne, in nome di un’antica tradizione a cui gli abitanti delle Isole Faroe non vogliono rinunciare. Peccato che oggi grazie al progresso dei mezzi tecnici i delfini siano stati spinti a riva inseguendoli con i motoscafi e arpionati con i trapani elettrici. Dato che erano troppi e troppo poche le persone addette al massacro hanno dovuto agonizzare feriti tutto il giorno. E mi è tornato in mente questo brano di Anna Maria Ortese, Le Piccole Persone, contenuto in una raccolta di brani dallo stesso titolo, pubblicata da Adelphi. Tutto da leggere e rileggere. Ne trascrivo qui solo qualche stralcio.

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Un giorno in un racconto di Natalia Ginzburg trovai la parola “faccia”, o “viso”, applicata al musetto di un gatto. Per me fu una scoperta, e mi sembrò il segno di una rivoluzione che in molti aspettiamo da tempo, rivoluzione stranissima, ma l’unica veramente in grado di consentire un salto di qualità alla storia umana, di promuovere l’uomo al grado di essere superiore, che egli asserisce continuamente di aver raggiunto. L’uomo, infatti, riconoscendo che anche gli animali hanno una faccia, ammette implicitamente che gli animali sono suoi fratelli, o anche semplicemente antenati, conviventi oggi con la sua storia (…) e quanto lui partecipano del mistero e il dolore e il cammino della vita. Sono piccole persone mute, un immenso popolo muto, e generalmente mite, ma senza un diritto al mondo, di cui ciascuno può fare ciò che vuole, e lo fa, macchiando la terra di un solo interminabile delitto. (…) E morire, oppure semplicemente lasciar cadere la penna senza averne mai parlato, sarà vergogna suprema per uno scrittore. Ecco dunque. Ritengo gli Animali Piccole Persone (…) Ritengo gli Animali appartenenti, a causa della loro faccia e del loro palese sentire e capire, appartenenti alla famiglia stessa da cui venne, terribilmente armato di raziocinio, l’uomo: la vita. Solo il raziocinio l’animale non ha, né la sua ferocia vandalica, estrema, solo l’orgoglio ridicolo del raziocinio, solo la sua capacità di sconsacrare e usare la vita non ha: e per questo è considerato cosa, e come tale è trattato. (…). Dal giorno che ho cominciato a comprendere certe cose (ed è un giorno remoto, appartiene alla prima giovinezza), non ho più amato sinceramente l’uomo, o l’ho amato con tristezza.