Come mi tocca

Come mi tocca

Grazie alla mia amica Sonia Alfonsi ho scoperto Rupi Kaur, una poetessa indiana di 25 anni, originaria del Punjab ma residente in Canada. La sua silloge dal titolo Milk and Honey ha scalato in poco tempo le classifiche del New York Times.

Ferire, amare, cadere, rinascere, scavarsi dentro: sono tutte esperienze, stati d’animo e modi di vivere che ogni donna, in qualsiasi parte del mondo, prova ciclicamente col passare degli anni. Esperienze e stati d’animo che non solo appartengono a naturalmente all’universo femminile, ma che spesso vengono determinati dalla società in cui sono immerse, che vengono imposti dalla conduzione prettamente maschile della società. E proprio per raccontare il punto di vista femminile e incoraggiare le donne che non riescono a trovare la serenità in un mondo sessista,  Rupi Kaur, che è anche una fotografa, ha pubblicato la silloge poetica Milk and honey. Sono state 9 le settimane di permanenza della raccolta di poesie della Kaur ai vertici della classifica di libri del più importante giornale a stelle e strisce, grazie ad una vendita pari a un milione di copie. Più di 20 è invece il numero dei Paesi – sparsi in tutto il mondo in cui milk and honey è stato o verrà tradotto. Del resto, la poetessa è famosissima sui social (ha un milione di follower su Instagram) ed aveva già fatto parlare di sé per una foto che il social fotografico aveva rimosso dal suo account perché mostrava la quotidianità delle donne con le mestruazioni.

Quella foto – per la cui censura Instagram si è poi scusato – faceva parte di un progetto fotografico contro la misoginia che la raccolta di poesie di Rupi vuole proseguire. Stavolta, però, è proprio l’autrice a mettersi a nudo, alludendo al suo passato, ai traumi subiti e a come ha trovato la forza di superarli.

Cresciuta in una cultura misogina, infatti, la poetessa racconta la violenza sessuale, la riscoperta del proprio corpo e della sua dignità, lo sforzo della cultura maschilista di annientare l’autostima delle donne e di farle sentire obbligatoriamente sbagliate, la capacità di reagire (anche grazie alla poesia) e la gioia di essere amate veramente per ciò che si ha dentro.

 Non a caso, la Kaur sceglie una versificazione minima, dove un verso può essere costituto anche da una sola parola, perché ogni sua parola scava dentro, fa avvertire un forte dolore al lettore e lo fa riflettere. “Avevi tanta paura della mia voce che ho deciso di averne paura anch’io” scrive ad esempio la ragazza, in riferimento al fatto che alle donne viene insegnato di aver paura di loro stesse. O, ancora, Rupi parla dei suoi amori: “sto imparando ad amarlo amandomi”, perché non c’è amore senza (auto)stima.

I versi della canadese, allora, sono un viaggio intenso e prolungato in quella difficilissima e affascinante avventura che è l’essere donne in un mondo a misura di uomo.

 

Si intitola Come mi tocca.

mi mette le mani
sulla mente
poi le tende
verso i miei fianchi
le anche
o le labbra
prima non mi ha
chiamata bella
mi ha chiamata
squisita
Rupi Kaur, Come mi tocca.