Apri gli occhi

Apri gli occhi

Ci sono molte strade per diventare grandi. Se sei maschio o se sei femmina le strade sono diverse, e lo sono ancora di più se il passaggio dall’infanzia all’adolescenza avviene in un luogo difficile del Sud come  Bari, quartiere Libertà. Qui è ambientato Apri gli occhi, il romanzo di Rita Lopez, scrittrice e archeologa, autrice di appassionanti racconti che hanno per protagoniste figure mitologiche femminili (è grazie a queste storie che l’ho conosciuta e apprezzata). Luogo che ha una chiara connotazione autobiografica, come ha dichiarato lei stessa. Qui vive la protagonista del romanzo, Anna. All’inizio della storia è una ragazzina di dieci anni, alle prese con terrori e fantasmi che la perseguitano e la tengono sveglia la notte. Sono le cronache dei mali che attraversano l’Italia intorno alla metà degli anni ’70, le incarnazioni della violenza e del male: il delitto del Circeo, gli spari dei fascisti contro gli operai per strada, il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, l’uccisione di Pasolini, la violenza e la malavita che soffocano il suo quartiere e si insinuano anche tra le mura di casa. Anna però ha escogitato un rimedio per difendersi dalla paura: colleziona i ritagli di giornali che li raccontano, e li custodisce in un suo quaderno segreto, come se chiudendoli lì dentro in qualche modo li possa tenere a bada. Il rimedio che invece le suggerisce la nonna è ben diverso: apri gli occhi, ovvero “stai attenta”, “stai in guardia”. Non dare confidenza a nessuno, fatti i fatti tuoi, non ti impicciare, tanto il mondo va così e non ci puoi fare niente; la saggezza dei più deboli, la strategia della sopravvivenza. Apri gli occhi, non farti illusioni. L’esatto contrario di quello che alla fine Anna deciderà di fare, quando il male e la violenza entreranno nella sua vita travolgendola. Un romanzo di formazione, si potrebbe definire: una storia che non lascia tregua, e che la scrittrice sa condurre con mano ferma, fino al momento in cui la sua protagonista gli occhi li aprirà davvero, ma per guardare e vedere.