Sirena nel tempo che cambia
Ho incontrato alcuni libri di Barbara Garlaschelli alla fine degli anni ’90. Ne possiedo due, forse tre: O ridere o morire, il suo esordio nel 1995 per Marcos Y Marcos; Nemiche del ’98 per Frassinelli. Entrambi piccole raccolte di racconti spiazzanti, intrisi di ironia e humor nero. Nessuna notizia biografica raccontava della scrittrice. Ricordo che mi piacquero moltissimo, e mi piacciono ancora ora che li ho riletti. Poi da allora l’ho persa di vista, non so perché, nel mare magnum delle pubblicazioni, delle nuove scoperte e delle riscoperte.
Poi pochi mesi fa ecco che mi ricompare con questo Sirena nel tempo che cambia e l’ho letto e riletto, raccontato alle amiche del gruppo di lettura e all’amica con cui condivido l’ombrellone. Insomma, a chiunque mi capita a tiro tra chi sa di cosa si parla quando si parla di letteratura. Nel 2001 era uscita la prima edizione dal titolo Sirena, Mezzo pesante in movimento, che raccontava un anno della vita dell’autrice, dal 1981 al 1982, un anno in cui una ragazza di quindici anni si tuffa in un mare della Liguria, incontra uno scoglio che le frantuma una vertebra della spina dorsale e da qual momento non camminerà più. Un anno impiegato a fare i conti con un corpo che non riavrà più, con le mani che dovranno re-imparare a fare tutto, con la carrozzina Mezzo pesante in movimento. Un racconto che trasuda determinazione e voglia di vivere, scritto in una seconda persona che consente distanza e vicinanza intima con la protagonista della storia.
E’ impreziosito da un intermezzo di Nicoletta Vallorani, dedicato a “Chi legge, davvero”. Rieditato e ripubblicato molte volte ecco che dopo vent’anni una nuova pubblicazione, questo Sirena nel tempo che cambia, accoglie il tempo che è passato da allora: gli studi, le specializzazioni, la sua famiglia, il grande amore che è suo marito ( e che a volte le dice: il problema non è la sedia a rotelle ma il tuo carattere). E le amicizie, quelle di lunga data e quelle che si sono avvicendate negli anni vissuti da scrittrice. Barbara voleva diventare scrittrice, e c’è riuscita, ma non perché la sua storia era un caso da audience. Perché è brava. Perché al corso di scrittura di Beppe Pontiggia a Milano, il più prestigioso che sia mai stato tenuto in Italia, il suo racconto passa l’esame severo del maestro da anonimo, senza nome e senza corpo. Anche questo nuovo racconto contiene un intermezzo di Nicoletta Vallorani. Eccone un passaggio: “…Uno scrittore è bravo o non lo è: per questo Sirena è uno dei due libri di Barbara che raccontano la sua esperienza. Per il resto Garlaschelli è una scrittrice, e come tutti gli scrittori è brava o non lo è. Racconta una bella storia o non lo fa. Non è la scrittrice disabile”.
Ho esitato a lungo prima di sedermi qui al computer per scrivere queste brevi impressioni di lettura, perché questo libro va letto, e a raccontarlo si rischia di banalizzarlo, di non riuscire a renderne tutta la ricchezza e la bellezza. E’ quello che temevo, spero di non averlo fatto.