Quel che resta della vita
Un romanzo potente sul potere della riconciliazione, è stato definito questo bellissimo e coinvolgente ultimo libro della scrittrice israeliana Zeruya Shalev, un’esperta nel tracciare le mappe dei rapporti familiari, capace di non arretrare davanti a temi forti come la vecchiaia, la morte, i rapporti tra le generazioni, l’amore che finisce e quello che ritorna.
Protagonista è Hemda, una donna anziana e malata, forse vicina alla morte, che rivive in continui flash back la propria vita; accanto a lei appaiono e scompaiono i suoi figli, malamente amati senza gioia. E’ ormai tempo di bilanci per tutti, e non serve fingere: Hemda rivive tutto il passato in maniera impietosa e autentica, dal suo essere stata una bambina poco amata a tutta le vita che ne è susseguita. A loro volta i suoi figli oggi appaiono stretti dentro affetti faticosi, con partner sbagliati e figli problematici, alle prese con i bilanci, i fallimenti e gli scacchi dell’età ormai adulta, che non consente più scappatoie, se si vuole andare avanti. Perchè a questo punto della vita non ci si chiede più perchè è andata come è andata, ma cosa è stato tutto. Sullo sfondo delle vicende personali la storia di un paese che si interroga su se stesso.
E il cuore del romanzo è proprio qui, nel tentativo di ognuno dei personaggi e delle personagge di aprirsi una strada verso una propria personale ricerca della felicità possibile, che riesca a non escludere quella dei propri cari, nonostante tutto. Per quel che resta della vita. Lo stile con cui è condotta la narrazione è molto particolare, quasi un continuo flusso di coscienza che consente a chi legge di entrare con immediatezza dentro i più reconditi nascondigli della mente dei personaggi. Di Elena Loewenthal la bella traduzione.
Zeruya Shalev, Quel che resta della vita, traduzione di Elena Loewenthal, Feltrinelli Milano 2013, 373 pagine, 17 euro