Migrante per sempre
Nel suo ultimo romanzo, pubblicato da Baldini+Castoldi nel 2019, Chiara Ingrao racconta una storia di emigrazione italiana in Germania, e lo fa attraverso le vicende di un gruppo familiare e di un piccolo paese siciliano, e la protagonista principale, Lina. La storia si snoda nell’arco di 50 anni, da quando il padre di Lina insieme a un compaesano attraversa illegalmente il confine tra Italia e Francia a Ventimiglia per raggiungere da lì la Germania. Dopo qualche tempo, nei primi anni ’60, anche la moglie Vincenza lo raggiunge partendosene da sola, non come le altre donne che se ne andavano insieme a figli e masserizie. Lei no, lei prende treni e attraversa da sola mezza Europa per raggiunge la ricca Germania dove il lavoro lo trovano tutti. E a casa lascia cinque figli affidati alla nonna paterna, una nonna con cui non litiga mai, diversamente da quanto accade di solito. Due donne amiche e complici. E in realtà questa che Chiara Ingrao ci racconta è una storia di emigrazione femminile, letta soprattutto attraverso l’esperienza che ne fanno le donne, quelle che partono e quelle che restano. Il futuro è altrove, per tutte, lontano dalla Sicilia. Lina riesce bene a scuola, ha delle ambizioni, vuole studiare e diventare ostetrica coma la zia, aiutare a far nascere i bambini. Ma questo sogno si infrange quando la madre, alla fine delle ferie d’agosto trascorse come ogni anno al paese, le annuncia che la porterà con sé: il futuro è in Germania, dove si può guadagnare e vivere bene. E da questo momento la vita di Lina, che ha quattordici anni, precipita nel buio, nel freddo del Nord, nella totale incapacità di comprendere la lingua e gli ordini che le vengono impartiti in fabbrica. La seguiamo nel dipanarsi della storia, nel suo apprendistato della vita, nelle scelte obbligate e in quelle che dipendono dalla sua volontà. Crescerà, imparerà a capire quali sono i suoi desideri e a seguirli. Dalla madre, nonostante un mai redento rapporto conflittuale che le allontana, ha ereditato la determinazione e il coraggio, e l’apprendistato dei guadagni e delle perdite. Chi emigra resta migrante per sempre, e questo tema, lo spaesamento e la fragilità delle radici, resta un nodo che interpella anche l’oggi e le tante facce dell’immigrazione nel nostro paese: non appartenere a nessun luogo, né a quello d’origine né a questo d’approdo.