Intervista per il blog Peccati di penna

Intervista per il blog Peccati di penna

 

 

1. D. Benvenuta su Peccati di Penna Maristella Lippolis! Per prima cosa vorremmo sapere quando hai scoperto la passione per la scrittura.

R. Posso dire molto precocemente, come capita spesso. La solita iniziazione: amavo moltissimo leggere e scrivere, usare la scrittura per esprimermi e per raccontare storie. Avevo molta fantasia e inventavo di continuo storie nelle quali ero sempre la protagonista principale. All’età di 7 anni ho scritto la mia prima poesia, i miei temi facevano il giro delle classi per quanto erano fantasiosi e scritti bene, e la mia maestra aveva profetizzato per me un futuro da scrittrice. A 13 anni avevo deciso di scrivere un romanzo, ma purtroppo non ho dato seguito a quel proposito, anzi, l’ho dimenticato. L’ho riscoperto di recente rileggendo un diario di quei tempi rimasto sepolto in un cassetto.

2. D. Qual è stato il tuo primo testo?

R. La storia di un’altra, una raccolta di dodici racconti che avevano come filo conduttore il tema della memoria. Con quella ho partecipato al Premio Piero Chiara, il più importante premio nazionale per raccolte di racconti, che ho vinto, pur essendo una perfetta sconosciuta.

3. D. Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?

R. Scrivo narrativa contemporanea, storie ispirate alla realtà. I miei personaggi sono prevalentemente donne che non rinunciano mai a essere sé stesse, universi in movimento. Mi interessa anche molto la fantascienza.

Non amo il genere storico, mi annoia, a meno che non sia davvero un capolavoro. E’ un genere che non ho mai praticato come scrittrice, salvo qualche racconto.

4. D. Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?

R. Ho iniziato a farmi conoscere pubblicando la raccolta di racconti di cui parlavo con una casa editrice locale, poi dopo aver vinto il Premio Piero Chiara sono stata notata dall’editor della Piemme che mi ha proposto di pubblicare con loro. Con Piemme sono usciti due romanzi, Adele né bella né brutta e Una furtiva lacrima.  Poi sono passata a L’iguana, una casa editrice femminista che ha apprezzato molto il romanzo che avevo appena terminato di scrivere.

5. D. Come è nata l’idea di Non ci salveranno i melograni, pubblicato da Ianieri edizioni? Cosa ti ha ispirato?

R. La storia che racconto è ambientata in un’isola della Croazia nei giorni in cui scoppia la guerra dei Balcani. Conoscevo e amavo quei posti, li avevo frequentati prima e dopo la guerra. Ho conosciuto anche persone che vivevano là, e che sono state colpite da quel conflitto. La storia è scaturita da quei legami, dall’aver condiviso il significato e le conseguenze di quelle ferite.

6. D. Quanto c’è di te in questo testo?

    R. Le mie sensazioni: l’amore per quell’isola magica, il dolore per quella guerra che ha provocato tanti lutti a poca distanza dalla nostre coste, in un paese europeo. La sensazione e il timore che oggi, a distanza di oltre vent’anni, i nazionalismi esasperati all’origine di quegli eventi tragici si stiano riproponendo.

7. D. Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?

R. No! Mai sofferto del blocco dello scrittore. Vivo sempre con la scrittura accanto, poi possono esserci dei periodi di inattività perché le storie spesso maturano lentamente nella testa prima di diventare scrittura. Ma non mi abbandonano mai.

8. D. Cosa vuoi comunicare con il tuo “Non ci salveranno i melograni”?

R. I miei libri non nascono mai da un bisogno di comunicare qualcosa. Scrivo storie, che per me nascono da qualcosa che mi inquieta. Spero che i miei lettori e lettrici entrino dentro quell’inquietudine, ne traggano qualcosa per sé stessi. In questo caso c’è il tema della guerra, della nascita dei sovranismi europei e dei lutti che ne sono derivati.

9. D. Cosa pensi del Self-Publishing?

R. Penso che risponda al desiderio di vedere il proprio libro pubblicato ad ogni costo, a prescindere dalla diffusione che avrà, da quante persone lo leggeranno. Solo attraverso una vera casa editrice si può ottenere che il proprio lavoro circoli, che venga letto e, se vale, venire apprezzato.

10. D. Quali sono i tuoi progetti futuri?

R. Sto scrivendo un nuovo romanzo, qualcosa a cui tengo molto. Ma ovviamente preferisco non parlarne ancora.

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